Aggiungere un secondo contatore in un’abitazione è un’operazione fattibile? Cosa bisogna fare e soprattutto a cosa andrò incontro? Queste sono le domande che di norma ci si pone quando si decide di inserire un altro contatore.
Quando si ha la necessità all’interno di un’abitazione di dividere le spese del consumo di energia elettrica, la soluzione ideale sembrerebbe quella di installare altri contatori in modo da poter sapere con grande precisione quanto si sta consumando in quella precisa sezione di casa. Tuttavia non è così semplice come soluzione. Questo perché non è possibile installare un secondo contatore nella stessa abitazione con lo stesso numero civico, o almeno non è possibile farlo con i normali contratti di 1,5KW in monofase per le abitazioni. Invece, è possibile avere una seconda rete domestica di tipo BTA (bassa tensione per altri usi), sia con una fascia mono oraria sia con una fascia bioraria. Ciò significa che la potenza massima sarà di 1.5 kW e nel caso si abbia bisogno di più energia è possibile aumentare la potenza contrattuale . Ma tutto questo comporta il dover sottoscrivere più contratti, quindi più spese. Ma se l’idea di mettere un secondo contatore ci è pervenuta dalla necessità di dividere i costi equamente, per pagare solo il dovuto, non si può quindi pensare di risolverla in questo modo. Questo perché i costi di gestione incidono significativamente sulla bolletta ed è più economico affrontare questa spesa in condivisione.
Quando si decide di optare per questa soluzione, avere un secondo contatore non solo impone alcune restrinzioni sulla seconda linea, ma come detto in precedenza vi sono delle spese implicite abbastanza importanti che devono essere valutate attentamente. Quando si va a parlare di spesa elettrica il consumo in se non rappresenta qualcosa di eccessivo, il grosso della spesa è rappresentato dai costi fissi che fanno lievitare il conto.
